BILANCIO DI PREVISIONE 2018-2020

Durante la discussione avvenuta nel Consiglio comunale dello scorso 22 febbraio, a margine dell’approvazione del Bilancio di previsione 2017-2019, il gruppo consiliare del PD aveva provato, presentando un documento e alcuni emendamenti (tutti respinti con troppa superficialità e frettolosità), a fornire un contributo di idee e di indicazioni nel merito del bilancio stesso.

In quell’occasione avevamo sostenuto che, a soli 8 mesi dal proprio insediamento, fosse ancora opportuno dare del tempo alla nuova Amministrazione. Il primo anno e il primo bilancio possono considerarsi di analisi, di studio, di presa di coscienza e quindi di transizione; il Sindaco l’aveva così definito “dinamico”.

Il secondo, soprattutto nella sua proiezione triennale, diventa invece determinante e qualificante per la definizione degli obiettivi, delle scelte, delle priorità e dei tempi di realizzazione. Questo documento deve esplicitare il progetto e la visione di città e di territorio. Nei successivi anni, si fanno gli eventuali aggiustamenti e si inizia a realizzare.

La lettura congiunta del Documento Unico di Programmazione, del Bilancio di previsione 2018-2020 e del Piano Triennale delle opere pubbliche ci lascia così perplessi e preoccupati.

Se per il primo bilancio avevamo deciso di mantenere un profilo di ascolto e di attesa, ora non possiamo invece che essere severi nel giudizio.

Va infatti detto con chiarezza che, andando oltre l’ipercinetismo comunicativo che tende con poche slides a far apparire come fatto anche il nulla, è difficile capire quali siano gli obiettivi, le idee e le scelte che questa Amministrazione intende portare avanti.

Il DUP continua ad essere un semplice elenco descrittivo, conoscitivo ed espositivo che fatica a far emergere alcuna idea sulla quale lavorare nei prossimi anni.

È sempre più chiaro come le decisioni siano, solo e sempre, motivate dalle contingenze, dalle pressioni del momento e dall’improvvisazione. La futura destinazione del fabbricato ex SUMI e l’eventuale ampliamento della discarica del Torrione ne sono gli ultimi esempi in ordine di tempo.

A quasi un anno dall’approvazione del primo DUP e del primo Bilancio di previsione, le questioni che avevamo evidenziato sono così ancora tutte aperte (o addirittura rimosse anche solo nel titolo) e lasciate nella genericità di titoli vuoti: dal futuro della Cavallerizza Caprilli alla ex Caserma Bochard, dalle aree attorno alla Litta Modignani all’ex campo Tancredi di Savoiroux, dalla Scuola di equitazione di Abbadia Alpina a Palazzo Vittone, dall’area ex Turck ai fabbricati dell’ex Mascalcia e dell’ex Infermeria quadrupedi, dall’ex Tribunale al fabbricato ex SUMI. Non vanno dimenticati il Palazzo Acaja e la scuola Nino Costa, temi sui quali le indicazioni contenute nel DUP e nel Bilancio di previsione non ci consentono ancora di capire l’obiettivo al quale stia lavorando l’Amministrazione. 

Quale sia il filo conduttore che tiene insieme le questioni aperte sopra richiamate con il Piano per valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale e pubblico, con la variante al PRGC e con le politiche di pianificazione territoriale e legate alla mobilità e alla sosta, con il piano del commercio, con il futuro della scuola pubblica e dell’offerta formativa, con i servizi pubblici, con Pinerolo capofila di un territorio e Pinerolo azionista di riferimento di ACEA non è rintracciabile perché chiaro non è neanche a chi oggi amministra Pinerolo.

Nei fatti, notiamo una sostanziale continuità con il passato per quanto riguarda l’offerta, la gestione e i costi dei diversi servizi erogati dal Comune, per la gestione e l’organizzazione del personale e complessiva dell’Ente.

Il bilancio, nella sua proiezione triennale, non dà indirizzi, non evidenzia priorità, non presenta alcuna prospettiva per quanto riguarda invece il fondamentale capitolo degli investimenti: vengono destinate risorse economiche solo per la gestione dell’ordinario, per la manutenzione straordinaria di alcuni immobili e, sostanzialmente, su scelte, nella quasi totalità, definite non da questa Amministrazione, ma programmate dalla precedente.

Sintomatica diventa la previsione degli investimenti in opere per l’anno 2020: troviamo la sola realizzazione del ponte sul torrente Lemina, all’altezza di via Tabona; progetto di molti anni addietro semplicemente spostato in avanti nel tempo. Questo è quanto previsto per l’ultimo anno completo di mandato di questa amministrazione.

L’impressione è che nulla si stia muovendo all’orizzonte e che, allo stesso tempo, all’interno della maggioranza stiano emergendo le prime divergenze che indurranno a rallentare, per usare una immagine apparsa in un corsivo del periodico locale alcune settimane addietro,“la già di per sé molto lunga gravidanza dell’elefantessa”.

Sarà per le difficoltà sempre più chiare che questa Amministrazione ha nel riuscire a sostenere la copertura dei costi della così detta spesa corrente (e l’estinzione anticipata di alcuni mutui ne è la preoccupante avvisaglia), ma appare sempre più evidente il prevalere di un’impostazione di tipo “condominiale” dell’amministrare: il controllo dell’ordinario, qualche intervento straordinario presentato però su carta patinata, qualche luce proiettata sui muri, poche idee lanciate e subito ritirate e tanta gestione delle emergenze che di volta in volta si presentano.

Non c’è alcun riscontro tra quanto dichiarato nel Documento di mandato e la programmazione economica effettiva. Dinanzi alle decisioni impegnative si preferisce temporeggiare e procrastinare qualsiasi scelta in un futuro non ben identificato.

Si continua a dire che ci sono idee per tutto, ma le stesse non vengono esplicitate e non trovano pertanto alcuna copertura economica.


Un esempio significativo dell’immobilismo. A margine del confronto sul bilancio 2017-2019 il gruppo PD aveva chiesto (vista la decisione di spostare temporaneamente la scuola presso l’ex Asilo Serena) di bloccare la realizzazione della nuova scuola Nino Costa e di spostarla dal 2017 al 2018 per utilizzare l’anno in corso (il 2017) per aprire un confronto su un tema strategico: la riorganizzazione complessiva della scuola dell’obbligo a Pinerolo. Confronto utile e necessario per programmare al meglio l’utilizzo delle poche risorse economiche, cercando di compenetrare le criticità emergenti e la diminuzione progressiva del numero delle nascite e quindi del numero dei bambini residenti a Pinerolo.

La risposta dataci è stata allora negativa; nei fatti non è però poi capitato assolutamente nulla se non constatare che nel Piano Triennale delle opere pubbliche la realizzazione della nuova Nino Costa è stata spostata nel tempo, senza che sia stato fatto alcun ragionamento di sistema.

Ulteriormente esemplificativa diventa la lettura comparata di tutto il Piano Triennale delle opere pubbliche per gli anni 2017-2019 approvato a febbraio scorso con il Piano Triennale per gli anni 2018-2020 in approvazione.

Il nuovo Piano triennale diventa così, salvo piccoli aggiustamenti, lo slittamento al 2018 di quanto inizialmente previsto nel 2017 e al 2019 di quanto programmato per il 2018; il nulla per il 2020.

Anche il tante volte sbandierato recupero del così detto palazzo degli Acaja è ora derubricato a “jattura” e, in quanto tale, meritevole solo più di un semplice intervento di messa in sicurezza senza alcuna indicazione di riuso e senza ulteriori risorse economiche che possano disegnarne un qualche futuro.

“Molto rumore per nulla”, molte slides e poca sostanza. In un quadro vuoto e senza prospettive diventa impossibile ed inutile presentare proposte ed emendamenti e chiedere modifiche.

Ci rendiamo conto che la situazione economica e sociale del Pinerolese (e non solo) è complessa e, per diversi aspetti, pesante. Da più parti e da diverso tempo, si parla di declino della nostra Città e del territorio. Non ci sono ricette facili e risolutive. Spesso ci si limita al lamento ed alla recriminazione.

Questa condizione non è certamente imputabile solo alle amministrazioni comunali e quindi nemmeno all’attuale Amministrazione di Pinerolo.

Tuttavia chi fa politica, e soprattutto chi amministra, ha l’obbligo di presentare scenari e prospettive che guardino al domani e al futuro, anche solo a partire dalla scadenza triennale.

Senza queste prospettive ciò che ci aspetta è facilmente prevedibile: isolamento, localismo, comportamenti routinari, paura e chiusura verso i cambiamenti, incapacità a costruire relazioni aperte e proficue, scarsa attitudine a cogliere le occasioni. In altre parole: ulteriore declino.

Il tempo non è una variabile ininfluente, altri territori si sono già mossi, altri si stanno muovendo. Dobbiamo farlo anche noi.

Per quanto sopra espresso, pur riaffermando la nostra disponibilità al confronto ed al contributo di idee, abbiamo espresso un giudizio molto negativo su questo Bilancio e abbiamo, come tutte le minoranze, votato contro.

Una nota finale. L’Amministrazione ha (solo a parole o per gestire il consenso) fatto della partecipazione dei cittadini un mantra. Nonostante lo Statuto e il Regolamento sulla partecipazione, approvato nel luglio scorso, prevedessero l’obbligo a mettere a bilancio delle risorse economiche a sostegno della partecipazione ed in particolare dei referendum nulla è stato fatto.

Al nostro rilevare questa mancanza, politicamente qualificante, ci è stato risposto che è vero, ma che è stata solo una dimenticanza....

Luca Barbero
Elvio Rostagno
Stefano Ricchiardi
Luigi Pinchiaroglio
Paolo Pivaro
Massimo Oporti
Goffredo le donne
Matteo Giorgis
Emanuele Palazzo