NAZIONALIZZAZIONE AUTOSTRADE

Il Movimento 5 Stelle, sull'onda dei tragici fatti accaduti a Genova con il crollo del Viadotto Morandi, ha proposto di nazionalizzare le autostrade italiane. Idea di per sé legittima a fronte della quale, tuttavia, si cela una visione taumaturgica e ideologica dello Stato.
Più di 50 anni sono trascorsi dalla positiva stagione delle nazionalizzazioni avviate dai primi Governi di Centro-Sinistra. Interventi che, se da un lato hanno consentito la crescita economica e sociale del Paese attraverso investimenti pubblici, dall’altro hanno prodotto apparati che troppo spesso sono stati oggetto di spartizione politica a tutto svantaggio della collettività.
Premesso che una sana analisi delle Concessioni oggi in essere e, se necessario, una loro rinegoziazione, sono atti che si impongono con urgenza, il vero tema che occorre affrontare oggi non è quello di rinazionalizzare le autostrade o di rinverdire il passato delle “Partecipazioni Statali”, bensì quello di riorganizzare gli Enti pubblici preposti ai controlli affinché essi dispongano delle competenze tecniche e delle risorse economiche necessarie per svolgere le loro attività di controllo. Questo è il punto debole del sistema.
Lo Stato deve essere sicuramente presente nella gestione dei servizi di primaria importanza per i cittadini e nella definizione delle scelte strategiche, tuttavia, pensare che sia esso a gestire direttamente le infrastrutture non risolve il problema. E la realtà è sotto gli occhi di tutti.
L’Autostrada A3 – Salerno/Reggio Calabria, un’infrastruttura realizzata dallo Stato e da sempre gestita dall’ANAS senza pedaggio. Iniziata nel 1962, terminata nel 1975, ammodernata fra il 1999 e il 2016, ha sempre trovato, e oggi ancora trova, copertura dei costi nella fiscalità generale. Possiamo pensare di estendere questa modalità di gestione a tutta la rete autostradale italiana? Con quali risorse?
Nel 1998 molte strade statali sono state cedute dallo Stato alle Regioni e da queste date in gestione alle Province. Le ristrettezze di bilancio con i conseguenti tagli, oggi stanno imponendo la scelta inversa. Questo palleggiamento di competenze fra Enti pubblici quali inefficienze ha prodotto? La manutenzione delle strade è migliorata?
Abbiamo bisogno di uno Stato che nei rapporti pubblico-privato non sia succube degli interessi economici, garantisca gli interessi della collettività e il bene comune, sia in grado di esercitare in modo rigoroso il suo potere di controllo. Lo Stato imprenditore appartiene a un passato che non è stato molto brillante, riproporlo significa camminare con lo sguardo costantemente rivolto al passato, senza avere alcuna visione del futuro.

Luigi Pinchiaroglio
Stefano Ricchiardi
Elvio Rostagno
Magda Zanoni
Luca Barbero